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Rivista del CAI
Forse una delle più belle recensioni del libro di Bruno Rosano, a cura di Francesco Tomatis e pubblicata sulla Rivista del CAI nel dicembre 2005.

Bruno Rosano

 

CHARAMAIO EN VAL MAIRO.

NEVICA IN VAL MAIRA

 

108 itinerari sciaipinistici in Val Maira

 

B. Rosano (distribuzione: info@librerialamontagna.it; valmaira@libero.it), Dronero, dicembre 2004

288 pagg., 17x24 cm., 140 foto a colori, 26,00 euro

 

Nato di fronte alla parete nord del Bric Cassin, a Pratorotondo in alta val Maira, nel vallone di Unerzio, se non dal salto di roccia che la incide nella sua metà, come gli veniva raccontato ancora bambino, Bruno Rosano quasi naturalmente era destinato a ridiscendere quella scoscesa pendice toccandone scivolando la neve immacolata. Ma il percorso della nostra vita, ad attingere ciò che è già originariamente nostro, benché impossedibile, risulta impegnativo, lungo, faticoso. Cinquant'anni dovette attendere il giorno della sua rinascita, anni e stagioni non soltanto della vita ad avvicinare l'inizio, non certo solo cronologico, della sua passione.

Possiamo dunque leggere lo splendido volume di Rosano, che dischiude 108 itinerari scialpinistici in vai Maira, come documentazione di altrettante tappe di avvicinamento a quella meta originaria, senza le quali dunque non sarebbe stato possibile riattingerla nei giorni della vita mortale. Da infante e uomo di montagna, silenziosamente Rosano ha ascoltato le voci e i soffi di questa valle occitana: fra le più riservate, intatte, magiche di tutto l'arco alpino. Di giorno in giorno, di stagione in stagione, ne ha percorso i versanti e varcato i colli, lambito le creste e scalato le pareti, toccato le cime e disceso le pendici. Non geloso di una proprietà propriamente impossedibile, ha pensato, felicemente, anche di offrirne una visione d'insieme e una preziosa guida introduttiva. Il libro è ricchissimo di grandi fotografie a colori, che osservano una ad una le cime meta dei percorsi scialpinistici suggeriti, attraverso i loro canali d'accesso o dorsali o versanti o pareti. Tutte sono state realizzate da Rosano stesso nell'inverno 2003/2004, abbondante di nevicate. Sperando che in ciò il volume non diventi preziosa testimonianza documentale di un passato irripetibile, già la semplice ricchezza fotografica giustifica la fruizione del libro anche da parte di un pubblico di cultori delle montagne, ma non magari capaci di avvicinarle in tali condizioni invernali, davvero incantevoli e quasi indicibili. Tuttavia per gli stessi scialpinisti, appassionati della bianca neve, raro elemento in parte ancora incontaminato sul nostro pianeta, il volume risulta non soltanto utile guida, ma anche possibile accesso ad una dimensione inusuale, fra le cartografie alpine, per avvicinare la montagna reale attraverso la ideale o la codificata dai segni più o meno geometrici dell'uomo. Rispetto alle tradizionali guide scialpinistiche che abbiano almeno in parte preso in considerazione la val Maira: da quella del CAI di Mondovì a quella del SUGAI di Torino, da Grilli a Bersezio-Tirone e ad Aruga, da Rossi a Brunetto, da Ferrerò a Napoli o a Careni, persino in confronto a quella attualmente più completa e approfondita, quindi di riferimento, la Campana, l'impostazione del volume di Rosano, per quanto con discrezione e comunque anche con una certa continuità di stile, costituisce una vera rivoluzione di pensiero. Infatti essa mantiene il modo tradizionale di descrivere gli itinerari con riferimenti altimetrici, geografici, geomorfici; benché anche in ciò sia spesso più dettagliata e precisa di altre, ad esempio in quanto riporta sperimentate descrizioni delle condizioni della neve e, non da ultimo, poiché l'autore ha sempre personalmente ripercorso tutte le vie descritte, ed in un'unica stagione, tanto da stilarne una narrazione certamente puntuale, ma frutto anche di comparazione equilibrata. Tuttavia già dall'utilizzo di un apparato cartografico non relativo ad ogni singolo itinerario, ma per zone, si può comprendere la visione d'insieme, anziché frammentaria, che sovrintende il progetto di Rosano, nonché anche la possibilità per il lettore di ampliare l'orizzonte delle proprie aspirazioni scialpinistiche, al di là delle griglie interpretative altrimenti rigidamente suggerite di solito; aggiungendo che le comuni circoscritte piantine del percorso e della relativa zona, comunque, sempre devono poi esser necessariamente integrate dal ricorso alle carte geografiche di riferimento, benché spesso imprecise e talvolta inutilizzabili. Infine, tornando alla novità principale: la centralità della documentazione fotografica, occorre dire che dimensioni, orientamento cioè punto di visuale, evidenziatura in rosso dell'itinerario di salita e di discesa, rendono davvero incomparabile alle altre guide quella di Rosano (senza doverla confrontare con quelle il cui apparato iconografico non sempre corrisponda ai luoghi indicati). Sarà perché nato in montagna -rispetto a molti cartografi di professione o scialpinisti per disperazione, se non alpinisti in quanto falliti nella vita cittadina-, ma Rosano sa innanzitutto ascoltare, sentire, vedere vivamente le montagne. Andare in montagna non significa necessariamente presupporre a ciò una visione militare di essa, reticolare e programmata e misurata, propria ad un pensiero cartesiano, ad una politica statale, ad un corpo ingabbiato, ad una convivenza bellicosa. Che la si veda satellitarmente attraverso il Global Position System o aeronauticamente attraverso le cartine o telefonicamente attraverso il ricorso al Soccorso generalizzato o spittatamente attraverso l'irretimento delle pareti assicurate, comunque la montagna perde il suo volto immacolato, nasconde le sue imprevedibili pendici, respinge ogni contatto che non sia umile, umano, discreto: da innamorato. Rosano non può certo comunicare il silenzio della montagna, non può sostituirsi al lettore e rifare per lui le esperienze irripetibilmente personali che ogni vetta e ciascuna via, indelebile soltanto nel cuore, sa offrire al suo amatore. Tuttavia, almeno, ha fissato la singola visione, preliminare, dei luoghi che potranno essere avvicinati solo ad una lenta approssimazione, assimilazione, congiunzione. Per poter giungere infine laddove già da sempre ci appare di essere continuamente nati.

Francesco Tomatis

 
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