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Vallone d’Elva
Osservando dal basso l’impressionante Vallone d’Elva e risalendo poi al Colle di san Giovanni e il Monte Bettone, che lo sovrastano dall’alto con pareti e precipizi verticali, ci si rende conto dell’imponenza del luogo.

Enrico Collo

Vallone di Elva

VALLONE D’ELVA

  GRANDE PIEGA ANTICLINALE E FAGLIA
NELLA PIATTAFORMA CARBONATICA
DI MARE POCO PROFONDO

220 – 200 / 65-30 milioni di anni

Osservando dal basso l’impressionante Vallone d’Elva e risalendo poi al Colle di San Giovanni e al Monte Bettone, che lo sovrastano dall’alto con pareti e precipizi verticali, ci si rende conto dell’imponenza del luogo.
Dalla vetta del Bettone si può osservare la  grande struttura anticlinale che genera il paesaggio, mentre dal Colle di San Giovanni si nota la grande frattura, una faglia inversa di compressione  di notevoli proporzioni, che da un lato ha sollevato il Monte Bettone con stratificazione inclinata verso est, dall’altro ha fatto sprofondare gli strati occidentali all’interno del vallone.

Degna di nota è dunque la registrazione evidente nel paesaggio dello smembramento e della deformazione delle piattaforme carbonatiche marine del Triassico superiore, in seguito all’orogenesi alpina; la tettonica è sia di tipo plastico (la piega), sia di tipo fragile (la faglia). Dal punto di vista litologico, le rocce presentano evidenti stratificazioni di rocce carbonatiche a prevalenza dolomitica.
Sono proprio le grandi bancate degli strati a permettere di seguire con facilità le strutture geologiche.
Di rilevante importanza storica furono i ritrovamenti fossiliferi da parte di Secondo Franchi (fra il 1897 e il 1907), sull’antico sentiero del vallone, di una specie di Gasteropodi denominata Worthenia contabulata, già conosciuta sulle Dolomiti, in quanto ha permesso di datare con certezza questi strati: tali organismi si svilupparono infatti nel Carnico e nel Norico, ossia nel Triassico superiore, circa 160 milioni di anni fa.
Associata alla scoperta, sempre da parte del geologo Franchi,  di belemniti dello stesso periodo geologico, effettuata nel Vallone di Narbona in Valle Grana, si potè per la prima volta datare con certezza l’intero dominio dei Calcescisti Piemontesi a Pietre Verdi, precedendemente attribuito ad un’età molto più antica.
L’esatta comprensione sull’origine temporale di questo tipo di affioramenti permise di porre le basi da cui poi nacque l’interpretazione paleogeografica dell’Oceano Alpino Ligure-Piemontese associata alla tettonica delle placche (nota ai non addetti come “deriva dei continenti”) e all’orogenesi alpina.

Vallone di Elva
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